Il Manifesto 1980
Ecco, quindi, il primo manifesto dei Barabba’s Clowns:
«Comunicare è un’arte difficile che va imparata:
comunichi con il corpo, con il linguaggio, con il gesto, il sorriso.
Comunicare è segno d’amore, è attenzione all’altro,
umile o grande che sia, è sentirsi persona: comunicare è vivere,
non comunicare è morte, solitudine, disperazione!
Aiuta a comunicare la scuola, se non è nozionistica; la lettura,
se non è sterile; l’immagine, quando non è manipolata o staccata
dalla realtà dell’uomo; la religione, quando non è esteriorità, rito o legalità.
Per noi ha aiutato molto il teatro.
Non è una evasione, un perditempo, un divertimento sciocco,
vuoto, inutile ma un modo nuovo di stare insieme, di scoprire in
noi le leggi della comunione, di dire agli altri la nostra gioia ritrovata
di vivere: ai bambini soprattutto, che abbiamo avvicinato
anche in paesi remoti; agli anziani, che abbiamo sentito così
vicini nella semplicità di stare “a giocare a clown” con noi;
a tutti coloro che abbiamo incontrato per le piazze, nelle palestre, nel quartiere.
“Barabba’s clowns” è diventato quindi un modo di vivere,
perché il clown ha una sua spiritualità che, vissuta profondamente,
nessuno può soffocare, perché il clown è un uomo libero,
vero, capace di stare con gli altri nei piccoli e grandi fatti della quotidianità».