Il piccolo naso rosso
Il piccolo naso rosso non basta a fare un clown.
Tanto meno un professionista
e la rappresentazione non deve essere esibizione consolatrice.
Il clown deve recitare per il pubblico più che recitare davanti
a sé. Spesso contro la logica, egli mette nel disordine un certo
ordine che consente di denunciare l’ordine ufficiale. Egli fa
cadere il cappello, va per raccoglierlo, distrattamente gli dà un
calcio e senza farlo apposta pesta un bastone che gli salta in
mano.
Il clown fallisce là dove ci si aspetta che riesca e riesce là
dove non ce lo si aspetta.
Il clown prende tutto alla lettera nel senso più elementare,
quando cade la notte, egli la cerca per terra e noi ridiamo del
suo lato idiota e ingenuo.
Gli si dice di chinarsi e di guardarsi i piedi, egli lo fa e riceve
un calcio nel sedere. Lo scherzo gli sembra divertente e vuole
farlo a sua volta a un terzo personaggio. Questi gli chiede di
fargli vedere prima ciò che deve fare e il clown riceve un altro
calcio da questo terzo personaggio, già a conoscenza dello
scherzo.
Il piccolo naso rosso e tondo, la più piccola maschera del
mondo, gli illumina gli occhi di ingenuità e gli allarga il volto,
privandolo di ogni difesa.
Il clown non fa paura e questo lo fa amare dai bambini.
Il clown da teatro osserva finemente l’uomo nella città, nei
suoi vizi e giochi, nei suoi imbrogli e lo prende in giro, ironizzando
senza parlare, lavorando con gli occhi, lo sguardo, le
mani, il modo di camminare.
«I clowns sono una necessità per il nostro tempo: e sono
parte della nostra libertà».
Quando riesce a far ridere la gente, il clown è felice.
Il clown osserva la vita della gente, ama la gente, il suo mondo,
le sue passioni. Il clown ama la vita e da essa impara e la comunica
perché è la vita che rende felice la gente, l’uomo come il
bambino.
È la morte che porta tristezza, non solo la morte fisica, ma la
morte dei sentimenti, la malinconia per il tempo perduto, le occasioni
mancate.
In teatro non c’è neppure bisogno del trucco per essere
clown, neppure di vestiti stravaganti o scene che stupiscono.
Quello che realmente serve è dentro di lui.
Ognuno può cantare, giocare, danzare, piangere, ridere…
In questa seconda parte del nostro volume presentiamo una
serie di esercizi introduttivi all’arte del clown, che vengono a
completare la prima parte.
Pubblichiamo inoltre alcune delle gags del circo o del teatro.
Le abbiamo sperimentate in centinaia di spettacoli, anzi, in
migliaia di spettacoli in Italia e all’estero, naturalmente adattandole
ai vari clowns che si sono succeduti nel gruppo dei
Barabba’s.
È giunto il momento per presentarvelo nel suo spirito, che si è
mantenuto tale nei venticinque anni di attività, anzi è cresciuto.